Vinile o CD

Vinile o CD? Analogico o digitale?

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Vinile o CD? Analogico o digitale? Quali sono le differenze tra questi due sistemi? Facciamo un salto nel passato e ripercorriamo la strada dall’analogico al digitale.

Le sigle AAD – ADD – DDD

Queste sigle “codice SPARS” (Society of Professional Audio Recording Services), che trovavamo scritte sulle copertine dei CD dal 1984, cosa vogliono dire?

AAD

  • Analogico Analogico Digitale
    • Brano registrato in analogico su un registratore multipista, missaggio e master analogico e trasferimento su CD in digitale

ADD

  • Analogico Digitale Digitale
    • Brano registrato in analogico su un registratore multipista, missaggio e master in digitale e trasferimento su supporto digitale “CD”

DDD

  • Digitale Digitale Digitale
    • Tutto il processo dalla registrazione multitraccia al CD tutto in digitale

La sigla AAA è ovvio che non la potevamo trovare sulla copertina del CD perché questo è un supporto digitale!!!

Questo era quel che vedevamo in quegli anni, ovvero nel passaggio da analogico a digitale. Da qualche anno c’è un percorso al contrario, ovvero sono iniziati a riapparire sul mercato i “vecchi” e gloriosi LP. Quindi oggi potremmo trovare anche sigle come DDA come potrebbe essere di una registrazione e master in digitale, ma il tutto trasferito su di un LP.

I 5 codici ufficiali e i 3 non ufficiali

Per correttezza di conoscenza i codici ufficiali sono 5 + 3 non ufficiali:

I 5 codici ufficiali

  • AAA una registrazione completamente analogica
  • AAD master analogico, missaggio analogico, rimasterizzazione digitale
  • ADD master analogico, missaggio digitale, masterizzazione digitale
  • DDD una registrazione completamente digitale
  • DAD master digitale, missaggio analogico, rimasterizzazione digitale

I 3 codici non ufficiali

  • ADA master analogico, missaggio digitale, rimasterizzazione analogica
  • DDA master digitale, missaggio digitale, rimasterizzazione analogica
  • DDDD: registrazione completamente digitale, inclusi gli strumenti

AAA vs DDD

So per certo che mi inimicherò tutti i puristi dell’analogico, ma non posso non dire quello che ritengo “logico”.

Se la catena di lavorazione è un AAA allora sono pienamente d’accordo, è un suono che non è mai stato campionato e tutto il calore, con tutti i difetti e correzioni che ne fanno parte, quel che fuoriesce dal suono della puntina ci affascina. Ma se andiamo a trasferire su un vinile una registrazione effettuata tutta in digitale, andremo ad avere un suono “freddo” su un supporto analogico. Prima ho parlato di correzioni e qui vorrei inserire i vari processi di riduzione del rumore (noise reduction Dolby, DBX, ecc); perché venivano usati? Perché il nastro magnetico ha un suo rumore di fondo e il sistema Dolby registrava i suoni deboli a livelli più alti così da mascherare il rumore di fondo del nastro e, quando riprodotti, il livello veniva riabbassato al valore originale e rendendo meno udibile il rumore del nastro. Questa spiegazione sommaria porta a capire che anche nel suono analogico non esiste il “puro” tranne quello che ascoltiamo dalle nostre orecchie in un concerto sinfonico.

Long Play – LP – Vinile

Il disco in vinile è noto anche come “microsolco” perché c’è un solco a forma spirale che parte dal bordo esterno e termina nella parte centrale. All’interno di questo solco ci sono una serie di “asperità” che lette da una piccola punta in diamante, chiamata anche puntina, che vibrando muovono delle piccole bobine situate nella testina generando una corrente che amplificata riproduce il suono della musica incisa. Fatta questa premessa semplificata, andiamo ad analizzare punto per punto come nasce un disco, LP, microsolco o come ci piace definirlo. Il disco “microsolco” nasce intorno al 1948, come una evoluzione del 78 giri, quindi ben lontano dall’era digitale. Dopo la registrazione in studio su un registratore multitraccia a 24 canali con nastro da 2” e successivo mixaggio il risultato viene registrato su un nastro da ¼ di pollice per essere portato all’azienda che, con un’apparecchiatura particolare, chiamata fonoincisore o più tecnicamente “tornio incisore di matrici per dischi in vinile”. Questo tornio è formato da 4 differenti parti:

  • Piatto rotante
    • è la base dove viene fissato il disco master che verrà inciso
  • Amplificatore del segnale audio
    • È il dispositivo che riceve il segnale audio da un registratore che legge il nastro che abbiamo portato con la musica. Questo amplificatore è dotato di un filtro denominato RIAA (Recording Industry Association of America) che equalizza il suono riducendo le frequenze basse perché, se questo non fosse, ci sarebbero dei solchi troppo grandi.
  • Testina di incisione
    • Questa trasforma il segnale elettrico proveniente dall’amplificatore, in un movimento meccanico che viene trasferito alla puntina
  • Puntina di incisione
    • Questa, con una forma a “V” saldamente collegata alla testina, viene spinta sul disco tenero creando un solco irregolare che trasforma un segnale elettrico in uno meccanico incidendo i due canali stereo, il lato interno quello sinistro e quello esterno il canale destro.

Potremmo definire un vero e proprio giradischi e amplificatore al contrario!

Successivamente ci sono una serie di passaggi galvanici che dalla lacca viene creato un disco in materiale resistente, detta matrice che ha solchi in negativo perché sarà quella parte che andrà a creare il disco sotto una pressa a caldo che schiaccerà un panetto di vinile (o più tecnicamente PVC o PoliVinilCloruro) che per magia si trasformerà in un disco LP.

Fatta questa spiegazione, in special modo sulla riduzione delle frequenze basse, ci rende più chiaro il perché se inseriamo il segnale del giradischi in un ingresso linea il segnale sarà privo di bassi ed un volume molto basso perché la tensione che viene generata dalla testina è molto bassa. Qui entra in gioco l’equalizzatore RIAA che, come ha modificato in fase di incisione, modificherà il segnale in forma opposta per riportarlo come era nella nostra registrazione master.